Testamentum Porcelli storia e cultura

Il testamentum porcelli. Il Testamentum porcelli (Il testamento del maiale) è una breve scrittura latina, probabilmente della metà del IV secolo, che scherzosamente si pretende essere il testamento del maialino Marco Grunnius Corocotta.

Il testamentum porcelli.

Il Testamentum porcelli (Il testamento del maiale) è una breve scrittura latina, probabilmente della metà del IV secolo, che scherzosamente si pretende essere il testamento del maialino Marco Grunnius Corocotta.

Il Testamentum porcelli (Il testamento del maiale) è una breve scrittura latina, probabilmente della metà del IV secolo, che scherzosamente si pretende essere il testamento del maialino Marco Grunnius Corocotta.
Il Testamentum porcelli (Il testamento del maiale) è una breve scrittura latina, probabilmente della metà del IV secolo, che scherzosamente si pretende essere il testamento del maialino Marco Grunnius Corocotta.

Tra il satirico e il grottesco questo esempio di Satira Mennipea inventata dai Greci Satira che sfrutta il fondamento carnevalesco, all’epoca, prima dell’avvento digitale molta  gente che si divertiva a leggere queste cose, Il Testamentum Porcelli è un testo anonimo, già citato da San Girolamo, che si lamentava dell’uso che i maestri nelle scuole facevano di questo e di altri testi simili, che chiama Milesiae Fabellae, la fabula milesia nasce appunto nel II secolo a.C. in Grecia; si tratta di brevi racconti realistici e divertenti a sfondo grottesco, satirico o erotico e avventuroso narrati in prima persona. racconti generalmente in forma di aneddoti comici, di regola licenziosa, ma a volte innocua, e destinata ai bambini, che comprendeva parolacce tratte dal linguaggio volgare, avventure picaresche e racconti erotici un testo tradotto dal latino dove un porcello condotto al sacrificio culinario esprimema le sue ultime volontà. Eccolo: 

Girolamo, padre di chiesa a tempo pieno ci informa nel suo Proemium su Isaia, che la ‘il testamentum porcelli’ era noto a scuola. Il testo ricompare in seguito nei manoscritti medievali dove si trasformò in quello che oggi potremo definire un “best seller”.

Dunque ecco una traduzione dal latino riadattata per una migliore comprensione.

Io, M. Grunuius Corocotta Porcellus, ho fatto testamento che, non potendo scrivere io stesso, ho dettato.’

Dice Magirus, il cuoco: ‘Vieni, tu che metti la casa sottosopra, saccheggiatore del marciapiede, fuggitivo Porcello! Ho deciso di scannarti oggi».

Dice Corocotta Porcellus: «Se mai ti ho fatto torto, se ho peccato in qualche modo, se ho frantumato qualche vaso con i piedi; Mastro cuoco, perdona il tuo supplicante!’ Dice il cuoco Magirus: ‘Salve, ragazzo! Va’, portami un coltello da intaglio fuori dalla cucina, che io possa fare di lui un porcello sanguinante.’

Porcello viene catturato dai servi e portato all’esecuzione il XVI. Prima delle calende lucernine, proprio quando i giovani germogli di crambe sono in abbondanza, essendo Clibanatus e Piperatus consoli.

( Il 16° cal. Lucerninas, o  giorno di Saturno) sotto il consolato di Clibanatus  tradotto: ‘il fritto’ e Piperatus  tradotto in ‘il pepato’ )

Ora, quando vide che stava per morire, chiese al cuoco un’ora di grazia, solo per scrivere il suo testamento. Convocò i suoi parenti per lasciare loro alcune delle sue vettovaglie; il porchetto disse:

«Lo farò e lascerò in eredità a mio padre, Verrinus Lardinus, 30 cespugli di ghiande. Lo farò e lascerò in eredità alla mia mamma, Veturina Scrofa , 40 cespugli, di grano laconiano. Lo farò e lascerò in eredità a mia sorella Quirona, alle cui nozze non potrò essere presente, 30 cespugli di orzo.

Delle mie spoglie mortali lascerò  le mie setole ai calzolai, i miei denti ai battibecchi, le mie orecchie ai sordi, la mia lingua agli avvocati e ai chiacchieroni, le mie viscere ai trippatori, i miei prosciutti ai ghiottoni, il mio stomaco ai Ragazzini, la mia coda alle ragazzine, i miei muscoli ai sodomiti, i miei talloni ai corridori e ai cacciatori, i miei artigli ai ladri; E a un certo cuoco, che non citerò per nome, lascio in eredità la corda e il bastone che ho portato con me dal mio querceto al porcile, nella speranza che possa prendere la corda e impiccarsi con essa.

Farò che mi sia eretto un monumento, con questo inciso, in lettere d’oro: M. Grunnius Coeocotta Porcellus, che visse 999 anni, sei mesi in più, e avrebbe avuto 1000 anni.

Amici a me cari durante la mia vita, vi prego di avere una gentilezza verso il mio corpo e di imbalsamare bene con buoni condimenti, come mandorle, pepe e miele, affinché il mio nome possa essere nominato nei secoli a venire.

I miei maestri ei miei compagni, che hanno assistito alla stesura di questo testamento, ordinano che sia firmato,  Lucanicus. Celsano. Cymatus, Pergillus, Lardio, Mystialicus e Offellicus.»