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La porchetta nella mitologia.Il culto di Cerere

Le statue votive ad Ariccia presso Casaletto, e i porchetti

A Vallericcia presso la fine di via Casaletto , sono state ritrovate delle statue assise, ora nel Museo nazionale romano, provenienti da una stipe votiva dedita al culto di Cerere.La porchetta potrebbe avere avuto qui le sue origini

Cerere e la porchettaVi si adoravano appunto Cerere, Libero e Libera (corrispondenti a Demetra, Dioniso e Kore), divinità che avevano avuto vasto seguito nella Magna Grecia. Cicerone ci informa che le sacerdotesse dedite al culto triadico provenissero solo ed esclusivamente dal sud, ma è un’informazione non riscontrabile se non a livello di fonte letteraria.

Presso Casaletto quindi ai margini del cratere vulcanico si Vallericcia, alcune statue rinvenute a seguito di scavi testimoniano l’antico culto dell’offerta del porchetto, il maiale, animale sacro a Maia, proprio a questa divinità pare ispirare il suo nome, che letteralmente significa “animale vivente”.

E’ assodato che i rapporti dei Latini ed i loro culti sono stati attestati nell’area dei Castelli Romani, si ritiene che le due statue ritrovate all’interno del tempio di Casaletto. che simboleggiavano il ciclo della natura, la discesa agli inferi, la perdita e la successiva ascesa, potessero essere una prova di questi rapporti.

Gli attributi delle statue e dei busti il porcellino, legato a maia, le spighe, il torques con forma di serpente, che simboleggia l’ouroboros, permettono di identificare il Santuario come un luogo di culto dedicato alle divinità femminili agricole, che presenziavano l’eterna ciclicità ed il rinnovamento della natura .

Nella figure di Casaletto, è significativo l’atto di porgere un maialino giovane,non a caso denominati porchetti o porcellini. , di qui probabilmente per arrivare alla parola da cui quella gastronomica “porchetta

Due sono le figure ritrovate nel tempio , una Figura femminile con corona di spighe, ed una figura assisa con un “porchetto” in mano.

I rituali di Cerere e il Santuario di Casaletto

La cerimonia dei Cerealia, prevedeva il ricordo del mito di Cerere e Proserpina: la ricerca della figlia da parte della madre era rappresentata dal vagabondare delle devote per la città, vestite rigorosamente di bianco e reggendo una torcia.erano al centro del calendario festivo romano dalla metà di aprile ad inizio giugno. Il 9 giugno,quando veniva preparata la mola salsa ,una focaccia di farro, salata in superficie. La sua preparazione, esclusivamente concessa alla Vestali, seguiva un rituale particolarmente rigoroso.

Il farro doveva essere raccolto, a giorni alterni, nel periodo compreso tra le none e le idi di maius (dal 7 al 15 maggio), mese sacro alla dea Maia, protettrice dei raccolti e della vegetazione. Il raccolto era portato alla Casa delle Vestali, le quali provvedevano a sgranare le spighe, tostare i grani e macinarli finemente.

I rituali di Cerere nell’antca Ariccia

I Cerealia erano una festività romana, celebrata il 12 aprile e seguita da giochi che duravano fino al 19 aprile, e dedicati a Cerere.Il rito era diviso in due parti: la prima, piccoli misteri, era una specie di purificazione che si svolgeva in primavera, la seconda, grandi misteri, era un momento consacratorio e si svolgeva in autunno. La cerimonia voleva rappresentare il riposo e il risveglio perenne della vita delle campagne.

Il sacrificio del maialini o porchetti

Ma ad Ariccia, verosimilmente era importante anche l’allevamento del maiale, seppur limitato alla pratica del sacrificio. L’animale sacrificale di Demetra, divinità assimilata a Cerere , *ker e significa “colei che ha in sé il principio della crescita” e presente ad Ariccia nel tempietto di Casaletto sin dal IV sec. a.C., con essa il piccolo maiale da latte sdi sesso femminile necessario per partecipare ai rituali ed i misteri.