Cenni di storia sulla porchetta
Maiale e porchetti etimologia della parola
Cerchiamo di ripercorrere a ritroso mel corso della storia alla ricerca del significato della parola porchetta e della sua origine. Ovviamente possiamo farlo esclusivamente grazie a cio che ci è stato tramandato in forma scritta.Qui abbiamo tentato una piccola analisi epistemiologica.
Nella etimologia delle parole porchetta, maiale, suino ed altri termini collegati alla presenza nella storia di cibi ed animali esiste una abbondante terminologia scritta che ci è stata tramandata durante il corso dei secoli.
Quindi questa abbondanza di termini linguistici legata al maiale, riscontrabile attraverso uno studio comparato in buona parte dalle lingue indoeuropee, va connessa con l’epoca remota in cui l’uomo riuscì ad addomesticare quell’animale selvatico che fino a quel momento aveva cacciato.
Proprio per confermare questa tesi possiamo affermare che il maiale ed il cinghiale, dal punto di vista genetico, sono appartenenti alla stessa linea di sangue.
E questa apparente contraddizione, che permane ancor oggi nelle valutazioni degli uomini, porterà alla contrapposizione dei termini sus (suino) inizialmente impiegato per indicare l’animale selvatico e pork (porco) l’animale domestico, macellato e mangiato, ma non fatto oggetto di cacciagione.
Da dove arriva l’etimologia della parola “porchetta”?
Il termine sus, poi, è imparentato al verbo greco “thyein”, che significa sacrificare.
Infatti l’uccisione dell’animale, nella mentalità dell’epoca, richiedeva un rito, tramandato già nei versi omerici dell’Odissea, ricordando I porci dei Proci, che attraverso l’offerta e l’invocazione, permettesse di riparare l’offesa alla vita e di passare senza conseguenze nefaste o malefici ad una realtà nuova e diversa, quella della carne da mangiare, che, necessariamente, doveva cambiare denominazione, divenendo di maiale.
Il Maiale, come animale vivente
Quindi il maiale, animale sacro a Maia, proprio a questa divinità pare ispirare il suo nome, che letteralmente significa “animale vivente”.
Ed è significativo che l’atto propiziatorio sia indispensabile per l’animale adulto, ma non per i giovani, con speranze di vita ancora incerte, non a caso denominati porchetti o porcellini. , di qui per arrivare alla parola da cui quella gastronomica “porchetta “.Grazie a loro i riti religiosi sacrificali e i riti alimentari si salderanno strettamente, tanto che specifiche cerimonie saranno a lungo caratterizzate dalla presenza di giovani suini.
Il maiale nell’antica Grecia
Pare infatti fosse particolarmente apprezzato nella cucina latina il porcus troianus, un maiale farcito con volatili, selvaggina e carni diverse, fatto arrosto. Una volta in tavola se ne faceva uscire, non di rado in maniera spettacolare, il prezioso contenuto, così come era avvenuto quando dal cavallo di Troia erano usciti i guerrieri Achei. In modo analogo era detta troia la femmina gravida, che al suo interno ospitava maialini.
Sacrifici legati al nome porchetta.
Porcellini o maialini da latte, s’immolavano nel corso dei riti di iniziazione al culto di Venere; maialini venivano sacrificati nelle cerimonie di stipula dei trattati di pace per suggellarne i patti; un maialino, infine, veniva offerto durante il rito nuziale degli antichi re e dei personaggi etruschi d’alto rango, quando gli sposi novelli stavano per stringere il patto matrimoniale. Qesta affermazione trova conforto per il ritrovamento di statue assise, raffiguranti divinità, recanti nella mano un maialino da latte. La specializzazione dell’ allevamento portò ad un maggiore consumo di carne, specie quella di suino; e ciò non soltanto nella Pianura Padana, ma anche in Toscana, dove si narra che i maiali venissero allevati al suono di strumenti musical.
In effetti a dispetto di cosa possa rappresentare al giorno d’oggi, mangiare il maiale sacrificato era un modo per comunicare e per entrare in relazione con la divinità, per attirare la sua attenzione e suscitarne la benevolenza. All’interno della ricerca etimologica, rientra apireno titolo lo stesso lardo pare abbia assunto tale denominazione perché utilizzato largamente dai romani per bruciarlo in onore dei Lari.
I Lari (dal latino lar(es), “focolare”, derivato dall’etrusco lar, “padre”) sono figure della religione romana che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della proprietà o delle attività in generale.
Termini correlati: la parola Cinghiale
È il caso del porco che vive solitario, perché selvatico, definito dai latini “porcus singularis” da cui il francese sanglier e l’italiano cinghiale.
Concludiamo questo piccolo capitolo cultural-gastronomico con un proverbio che ci deriva dalla saggezza popolare
…del maiale,non si butta niente.